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mercoledì 24 novembre 2010

l' Unità d' Italia


Il Risorgimento fu il periodo della storia d'Italia durante il quale la nazione italiana - stanziata a sud dello spartiacque alpino e occupante tutta lapenisola italiana e le isole di SardegnaSicilia e gli arcipelaghi minori - conseguì la propria unità nazionale.
Il termine richiama l'idea di una resurrezione della nazione italiana attraverso la conquista dell'unità nazionale per lungo tempo perduta. Tuttavia, per quanto questa visione idealizzata del periodo sia, da talune interpretazioni moderne, riveduta in un concetto più ampio della situazione italiana ed internazionale e la stessa unificazione venga vista a volte più come un processo di espansione del regno di Sardegna che come un processo collettivo, il termine è ormai accettato ed ha assunto valenza storica per questo periodo della storia d'Italia.

La spedizione dei Mille (18-22 marzo 1848)


La spedizione dei Mille fu la grande occasione: trasformare il Risorgimento da un movimento d'élite a un grande movimento popolare; occasione in vero persa da quei giovani che pure con entusiasmo "Avevano lasciato i loro studi, i loro agi... per venire in questa lontana isola…a ritrovarvi i ricordi del passato greco e romano... ma niente comprendevano, né cercavano di capire, della realtà di questi, come subito li chiamarono "arabi.
In effetti Garibaldi aveva promesso, dopo aver assunto la guida dell'isola per ordine di Vittorio Emanuele II, di abolire le tasse che gravavano sull'isola quali la tassa sul macinato e del dazio d'entrata sui cereali, l'abolizione degli affitti e dei canoni per le terre demaniali e di voler procedere ad una riforma del latifondo. Queste promesse non attirarono, almeno inizialmente, un numero consistente di siciliani, ma il primo scontro, la battaglia di Calatafimi, ebbe comunque esito positivo per i Mille contro le più numerose e meglio addestrate truppe borboniche.
Da questo momento inizia la guerra separata dei contadini ancora condotta in nome di Garibaldi e della libertà. Invadono i demani comunali, i feudi dei baroni latifondisti, bruciano gli archivi dove sono custoditi i titoli del loro servaggio. Ma "I movimenti di insurrezione dei contadini contro i baroni furono spietatamente schiacciati e fu creata la Guardia Nazionale anticontadina; è tipica la spedizione repressiva di Nino Bixio, il braccio destro del Generale, nella regione delcatanese dove le insurrezioni furono più violente.
Le cinque giornate di Milano (18 - 22 marzo 1848)



Uno degli avvenimenti che vengono abitualmente indicati da una parte della storiografia come un esempio della partecipazione popolare al fenomeno risorgimentale è quello della rivolta milanese del 1848. Non si può negare che in effetti i cittadini milanesi combatterono in massa gli austriaci innalzando il vessillo tricolore ed addirittura, quando già Carlo Alberto aveva firmato la resa con gli austriaci e si disponeva ad abbandonare Milano, avevano incendiato le loro case vicine alle mura per difendere meglio la città dal ritorno delle truppe di Radetzky[14] Un esempio questo di grande dedizione patriottica alla causa nazionale. C'è però da considerare che si trattava dei patrioti cittadini milanesi e non del "popolo" dei contadini che viveva nella campagna milanese, al di fuori della città. Ci furono sì episodi di partecipazione contadina alla lotta antiaustriaca ma su costrizioni operate dai parroci e dai proprietari terrieri: ma quanto queste manifestazioni "patriottiche" fossero così poco autonome e coscienti lo si vide quando, ritiratisi i piemontesi al di là del Ticino si alzò nelle campagne il grido di "Abbasso i signori, abbasso i cittadini, viva Radetzky". Vanno inoltre ricordate le Dieci Giornate di Brescia, dove gli insorti resistettero contro gli austriaci cinque giorni in più rispetto alla città di Milano.
E del resto perché mai i contadini avrebbero voluto cacciare gli austriaci quando proprio il governo di Vienna li aveva sempre favoriti con una buona amministrazione e con sgravi fiscali? Gli austriaci infatti avevano compreso che i loro nemici erano i borghesi liberali italiani che volevano svincolarsi della loro oppressiva tutela e formare quel mercato unitario italiano che sottintendeva i proclamati ideali patriottici: proprio per questi motivi il governo austriaco si accattivava i favori delle masse contadine, giungendo al punto di minacciare contro i liberali latifondisti una riforma agraria a vantaggio dei contadini.
Il contrasto città-campagna
L'indifferenza dei contadini se non l'ostilità nei confronti di tutto ciò che riguardava la città e i "signori" risaliva come sosteneva Antonio Gramsci (cfr. A.Gramsci, "Il Risorgimento", Torino 1966) ed in epoca più recente gli storici Emilio Sereni (cfr. E.Sereni, "Il capitalismo nelle campagne (1860-1900)", Torino 1955) e Giorgio Candeloro al periodo della formazione deiComuni italiani quando dopo aver attirato i contadini in città ("l'aria delle città rende liberi") affrancandoli ed usandoli come operai per le manifatture sottoposero la campagna alla città con un regime vincolistico dei prezzi dei prodotti agricoli.
Quando si dovranno schierare i contadini lo faranno il più delle volte con i nemici della città che li opprime e sfrutta.


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