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mercoledì 24 novembre 2010

Camillo benso conte di cavour

Camillo Benso, conte di Cavour
Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, nobile dei Marchesi di Cavour, di Isolabella e di Leri, noto semplicemente come Conte di Cavour o Cavour , è stato un politico italiano.
Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, Capo del governo dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Lo stesso 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo Presidente del Consiglio del nuovo Stato e con tale carica morì.
Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell’anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell’espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell’Austria e dello Stato Pontificio.
In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della Destra moderata, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra di Urbano Rattazzi, mirante alla realizzazione di riforme che escludessero le ali estreme del Parlamento.
Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l’amicizia con la Francia grazie alla quale ottenne l’espansione territoriale del Piemonte in Italia settentrionale e in Toscana.
Benché non avesse un disegno di unità nazionale preordinato riuscì con successo a gestire gli eventi che portarono alla formazione del Regno d’Italia.

Giueppe Mazzini


giuseppe mazzini

Giuseppe Mazzini è stato un patriotapolitico e filosofo italiano.
Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano; la polizia italiana lo costrinse però alla latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.

giuseppe garibaldi


Giuseppe Garibaldi


Giuseppe Garibaldi (Nizza4 luglio 1807 – Isola di Caprera2 giugno 1882) è stato un generalepatriota e condottiero italiano.
Giuseppe Garibaldi 1861.jpgNoto anche con l'appellativo di Eroe dei due mondi per le sue imprese militari compiute sia in Europa, sia in America meridionale, è la figura più rilevante del Risorgimento ed uno dei personaggi storici italianipiù celebri nel mondo.

l' Unità d' Italia


Il Risorgimento fu il periodo della storia d'Italia durante il quale la nazione italiana - stanziata a sud dello spartiacque alpino e occupante tutta lapenisola italiana e le isole di SardegnaSicilia e gli arcipelaghi minori - conseguì la propria unità nazionale.
Il termine richiama l'idea di una resurrezione della nazione italiana attraverso la conquista dell'unità nazionale per lungo tempo perduta. Tuttavia, per quanto questa visione idealizzata del periodo sia, da talune interpretazioni moderne, riveduta in un concetto più ampio della situazione italiana ed internazionale e la stessa unificazione venga vista a volte più come un processo di espansione del regno di Sardegna che come un processo collettivo, il termine è ormai accettato ed ha assunto valenza storica per questo periodo della storia d'Italia.

La spedizione dei Mille (18-22 marzo 1848)


La spedizione dei Mille fu la grande occasione: trasformare il Risorgimento da un movimento d'élite a un grande movimento popolare; occasione in vero persa da quei giovani che pure con entusiasmo "Avevano lasciato i loro studi, i loro agi... per venire in questa lontana isola…a ritrovarvi i ricordi del passato greco e romano... ma niente comprendevano, né cercavano di capire, della realtà di questi, come subito li chiamarono "arabi.
In effetti Garibaldi aveva promesso, dopo aver assunto la guida dell'isola per ordine di Vittorio Emanuele II, di abolire le tasse che gravavano sull'isola quali la tassa sul macinato e del dazio d'entrata sui cereali, l'abolizione degli affitti e dei canoni per le terre demaniali e di voler procedere ad una riforma del latifondo. Queste promesse non attirarono, almeno inizialmente, un numero consistente di siciliani, ma il primo scontro, la battaglia di Calatafimi, ebbe comunque esito positivo per i Mille contro le più numerose e meglio addestrate truppe borboniche.
Da questo momento inizia la guerra separata dei contadini ancora condotta in nome di Garibaldi e della libertà. Invadono i demani comunali, i feudi dei baroni latifondisti, bruciano gli archivi dove sono custoditi i titoli del loro servaggio. Ma "I movimenti di insurrezione dei contadini contro i baroni furono spietatamente schiacciati e fu creata la Guardia Nazionale anticontadina; è tipica la spedizione repressiva di Nino Bixio, il braccio destro del Generale, nella regione delcatanese dove le insurrezioni furono più violente.
Le cinque giornate di Milano (18 - 22 marzo 1848)



Uno degli avvenimenti che vengono abitualmente indicati da una parte della storiografia come un esempio della partecipazione popolare al fenomeno risorgimentale è quello della rivolta milanese del 1848. Non si può negare che in effetti i cittadini milanesi combatterono in massa gli austriaci innalzando il vessillo tricolore ed addirittura, quando già Carlo Alberto aveva firmato la resa con gli austriaci e si disponeva ad abbandonare Milano, avevano incendiato le loro case vicine alle mura per difendere meglio la città dal ritorno delle truppe di Radetzky[14] Un esempio questo di grande dedizione patriottica alla causa nazionale. C'è però da considerare che si trattava dei patrioti cittadini milanesi e non del "popolo" dei contadini che viveva nella campagna milanese, al di fuori della città. Ci furono sì episodi di partecipazione contadina alla lotta antiaustriaca ma su costrizioni operate dai parroci e dai proprietari terrieri: ma quanto queste manifestazioni "patriottiche" fossero così poco autonome e coscienti lo si vide quando, ritiratisi i piemontesi al di là del Ticino si alzò nelle campagne il grido di "Abbasso i signori, abbasso i cittadini, viva Radetzky". Vanno inoltre ricordate le Dieci Giornate di Brescia, dove gli insorti resistettero contro gli austriaci cinque giorni in più rispetto alla città di Milano.
E del resto perché mai i contadini avrebbero voluto cacciare gli austriaci quando proprio il governo di Vienna li aveva sempre favoriti con una buona amministrazione e con sgravi fiscali? Gli austriaci infatti avevano compreso che i loro nemici erano i borghesi liberali italiani che volevano svincolarsi della loro oppressiva tutela e formare quel mercato unitario italiano che sottintendeva i proclamati ideali patriottici: proprio per questi motivi il governo austriaco si accattivava i favori delle masse contadine, giungendo al punto di minacciare contro i liberali latifondisti una riforma agraria a vantaggio dei contadini.
Il contrasto città-campagna
L'indifferenza dei contadini se non l'ostilità nei confronti di tutto ciò che riguardava la città e i "signori" risaliva come sosteneva Antonio Gramsci (cfr. A.Gramsci, "Il Risorgimento", Torino 1966) ed in epoca più recente gli storici Emilio Sereni (cfr. E.Sereni, "Il capitalismo nelle campagne (1860-1900)", Torino 1955) e Giorgio Candeloro al periodo della formazione deiComuni italiani quando dopo aver attirato i contadini in città ("l'aria delle città rende liberi") affrancandoli ed usandoli come operai per le manifatture sottoposero la campagna alla città con un regime vincolistico dei prezzi dei prodotti agricoli.
Quando si dovranno schierare i contadini lo faranno il più delle volte con i nemici della città che li opprime e sfrutta.


mercoledì 17 novembre 2010

L'Africa è il terzo continente per estensione dopo l'Asia e le Americhe. La sua superficie, pari a 30.227.467 km², rappresenta il 20,2% delle terre emerse del pianeta; i suoi abitanti (oltre 920.000.000 al 2005) costituiscono un settimo della popolazione mondiale. L'Africa è delimitata a Nord dal mar Mediterraneo, a Ovest dall'oceano Atlantico, a Sud dall'oceano Antartico e a Est dall'oceano Indiano. A Nord-Est è separata dall'Asia dall'artificiale Canale di Suez. È attraversata dall'equatore e caratterizzata da una grande varietà di climi.

l' Unità d' Italia

L' Italia diventa una monarchia parlamentare ( regno d'Italia democratico )

La Rivoluzione Francese


La rivoluzione francese è un insieme di eventi e di cambiamenti politici, sociologici e culturali intercorsi tra il 1789 e il 1799 che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese.
Le principali e più immediate conseguenze della rivoluzione francese (che costituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo) furono l'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien régime. La rivoluzione francese e quella americana ispirarono le rivoluzioni a connotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIX secolo.
Sebbene l'organizzazione politica della Francia abbia oscillato tra repubblica, impero e monarchia durante i 75 anni seguenti la Prima repubblica, la rivoluzione segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo sistema politico in cui la borghesia e, in alcune occasioni anche le masse popolari, si convertirono nella forza politica dominante del paese.
Cause 
Moltissimi fattori portarono alla rivoluzione, in particolare le cause furono di diverso tipo:
Cause sociali: la società francese era suddivisa in tre ordini: AristocraziaClero e Terzo Stato. Più del 95% della popolazione era però costituito dal Terzo Stato e vi era di conseguenza un forte squilibrio numerico. Le classi erano inoltre eterogenee: in ognuna c'erano sia individui ricchi che individui poveri, poiché ogni persona era classificata in base ad un titolo. Vennero così a formarsi delle alleanze "trasversali" e censuarie tra persone di diverse classi.
Cause politiche: dal punto di vista della politica estera, la Rivoluzione Americana, avvenuta prima di quella francese, fece da modello di ribellione ai cittadini francesi. Dal punto di vista della politica interna, l'incapacità di governare dei successori di Luigi XIV, ovvero Luigi XV e in particolar modo Luigi XVI, fece nascere l'ostilità del popolo. Essi non ebbero né la forza né il carisma per sostenere le loro posizioni; inoltre lo scontento aumentò grazie alla presenza impopolare di Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, la quale era troppo legata alla sua patria austriaca.
Cause culturali: in Francia, soprattutto, si sviluppò una nuova cultura, l'Illuminismo, che poi si diffuse nel resto dell'Europa. Era basata su tre principi fondamentali: Razionalismo,Egualitarismo e Contrattualismo (corrente di pensiero portata dal rifiuto per l'Assolutismo, basata su un contratto posto tra popolo e chi lo governa).
Cause economiche: la rivoluzione riguardò sia la microeconomia francese sia la macroeconomia. I raccolti andati a male, le carestie ed il clima avverso portarono ad una forteinflazione. Le tasse elevate pesavano sul Terzo Stato (il quale era l'unico a pagarle) e, dato che non produceva più beni commerciabili, lo Stato non riusciva ad arricchirsi attraverso la tassazione.

L'avvento di Napoleone e la fine della Rivoluzione
Grazie agli sforzi del governo di salute pubblica, le armate francesi erano passate all'attacco. Nella primavera 1796 una grande offensiva attraversò la Germania per costringere l'Austria alla pace. Ma fu l'armata d'Italia, comandata dal giovane generale Napoleone Bonaparte, che creò la sorpresa aggiungendo sempre nuove vittorie e forzando l'Austria a firmare la pace colTrattato di Campoformio del 17 ottobre 1797. Tra il 1797 ed il 1799 quasi tutta la penisola italiana fu trasformata in repubbliche sorelle con dei regimi e delle istituzioni ricalcate su quelle francesi. Se le vittorie alleviavano le finanze del Direttorio, esse resero il potere sempre più dipendente dall'armata e così Bonaparte divenne l'arbitro del dissenso politico interno. La spedizione in Egitto aveva l'obiettivo di colpire la via delle Indie al Regno Unito, ma i direttori furono contenti di togliere il loro sostegno a Napoleone, che non nascondeva il suo appetito di potere.

La moltiplicazione delle repubbliche sorelle inquietò le grandi potenze, Russia e Regno Unito in testa. Esse temevano il contagio rivoluzionario e una troppo forte dominazione della Francia sull'Europa. Questi due Stati furono all'origine della seconda coalizione del 1798. Le offensive inglesi, russe ed austriache furono respinte dalle armate francesi dirette da Brune eMasséna, ma l'Italia fu in gran parte persa e i risultati della campagna di Bonaparte resi vani. Era ormai chiaro che il popolo francese cercava un nuovo uomo forte per difendere le sorti della Repubblica, poiché il Direttorio era inesorabilmente corrotto e cominciava a tramare con Luigi XVIII per restaurare il trono dei Borbone. Allarmato da queste notizie e conscio che la sua ora era giunta, Napoleone tornò dall'Egitto e assunse il comando del complotto che mirava a rovesciare il Direttorio, un complotto tessuto tra gli altri da Sieyès e dal fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, presidente dell'Assemblea dei Cinquecento. Il 9 novembre 1799 il colpo di Stato detto "del 18 Brumaio" rovesciò il Direttorio e instaurò un triumvirato retto dai consoli Bonaparte, Sieyès e Ducos. Napoleone proclamò in quella sede l'atto di chiusura della Rivoluzione: «Citoyens, la révolution est fixée aux principes qui l'ont commencée, elle est finie» (Cittadini, la rivoluzione è fissata ai principi che l'hanno avviata, essa è conclusa). Fu messo in piedi il Consolato: un regime autoritario diretto da tre consoli, di cui solo il primo deteneva realmente il potere. La Francia cominciò un nuovo periodo della sua storia apprestandosi a consegnare il proprio destino ad un imperatore.