Questo brano è da molti considerato il manifesto della generazione dei giovani statunitensi disillusi dalla politica portata avanti negli anni cinquanta e sessanta dal loro paese e sfociata dapprima nella guerra fredda e poi nella guerra del Vietnam.
Quando scrisse questo motivo, Dylan non era ancora quel paladino della controcultura che dopo pochi anni avrebbe rimesso in discussione - con la propria attività artistica di poeta e musicista - antichi pregiudizi e paure nuove; ma già allora era in grado di mostrarsi cosciente e padrone - in termini di comprensione del senso delle cose - dei nuovi pericoli derivanti dall'era atomica.
Nel ritornello - rivolto metaforicamente ad un ipotetico amico, nel quale si potrebbe identificare l'intera umanità - viene data una risposta che lascia uno spiraglio all'ottimismo: una risposta che c'è, e a portarla basterà un soffio di vento.Tre semplici strofe sono in questo caso sufficienti al compositore-poeta per interrogarsi su tematiche sociali ed esistenziali. In particolare, al centro della sua visionaria poeticità sono il senso della condizione umana e l'incapacità dell'uomo di ripudiare in maniera definitiva e totale ogni tipo di guerra.
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